Nascita ed evoluzione dei Liberi Comuni nell’associazionismo giuliano

“Nascita ed evoluzione dell’associazionismo giuliano dalmata e la nascita dei liberi Comuni in esilio di Zara, Fiume e Pola” è il tema che l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia comitato di Milano ha affrontato giovedì 17 Marzo alle ore 18.  L’incontro come di consueto è stato possibile seguirlo  sulla pagina Facebook dell’associazione al seguente link https://www.facebook.com/groups/2559430654128300. Pubblichiamo il resoconto dell’incontro a cura di Claudio Fragiacomo, membro dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia comitato di Milano, che ringraziamo per la gentile concessione.

di Claudio Fragiacomo «Ci è sembrato del tutto naturale dedicare una conferenza del nostro ciclo alla storia dei Liberi Comuni, invitando i presidenti delle rispettive associazioni a parlare della loro storia e delle prospettive di sviluppo futuro.

Un incontro sul tema dell’associazionismo era stato già organizzato l’anno passato ed aveva avuto come relatore il Dott. Marino Micich, che, appunto in quell’occasione, aveva manifestato il suo desiderio di completare la sua esposizione, che, allora, aveva riguardato un lasso di tempo molto limitato. Ecco che quindi il Dott. Micich, rispondendo con entusiasmo al nostro invito, è intervenuto fornendo all’incontro sui liberi comuni il necessario fondamento di inquadramento storico.

In proposito va anche precisato che non esiste ad oggi un’opera di riferimento ad uso di chi voglia aggregarsi alle nostre associazioni e conoscerne storia.

Il relatore Micich ha illustrato le motivazioni che hanno portato, fin dai primi anni dell’esodo, all’aggregazione di esuli, già organizzati in Comitati, in “leghe di campanile”, cominciando dai dalmati, proseguendo coi fiumani per concludersi con i polesani. Tali avvenimenti sono accaduti nel giro di pochi anni nell’immediato dopoguerra. È stato rivelato che il Prof. Barbi, uno dei primi presidenti dell’ANVGD, aveva caldeggiato, sin dai suoi primi anni di presidenza, un avvicinamento alla comunità dei “rimasti”. Forse le motivazioni erano allora diverse da quelle che si adducono oggi, ma la cornice ideale può essere pensata, congruentemente, la stessa.

Il tema del ritorno culturale, che si configura nel riconoscere a esuli e rimasti la stessa matrice culturale e identitaria e nel perseguire iniziative culturali comuni, tema così caro al presidente Franco Papetti, è oggi tema centrale e condizione di sopravvivenza per l’organizzazione dei fiumani. Il Libero Comune di Fiume vanta al proposito la maggiore anzianità, avendo iniziato a relazionarsi con i rimasti agli inizi degli anni ’90, potendo contare su un buon numero di fiumani, sia esuli che rimasti, per imprimere al loro progetto la massima spinta.

Le iniziative culturali, da svolgersi oltre Adriatico, sono un tema caro anche alle altre associazioni, ognuna nel rispetto delle proprie tipicità. Il presidente dei Dalmati, Toni Concina, ha evidenziato il pericolo dell’eccessiva frammentazione delle associazioni, contandone una trentina con scopi statutari comparabili. Ciò porterà inevitabilmente alla loro scomparsa per esaurimento di attività dovuta al decremento dei soci. È quindi necessario porvi rimedio cercando di “unire gli sforzi”, come primo passo nel progetto di riunire le associazioni.

La presidente dei polesani, Graziella Cazzaniga, ha caldeggiato l’introduzione del concetto di famiglia come forma ispiratrice per un agire coerente e coordinato delle diverse associazioni. È convinta che sia necessario esercitare uno sforzo per conoscere gli altri e farsi conoscere, certamente reso più facile dai metodi di comunicazione largamente in uso oggi. La conoscenza della stori polesana è del resto facilitata dalla presenza e disponibilità dell’organo di stampa “L’Arena di Pola”, che ha accompagnato la su vita associativa sin dagli albori e la accompagna tuttora.

Ho cercato di tratteggiare per sommi capi gli argomenti trattati dai singoli relatori. Rimandando come sempre alla registrazione YouTube per completezza di informazioni. Vorrei a conclusione esprimere delle opinioni personali che riflettono le mie particolari vedute, ma penso possano essere condivise da molti.

“Per capire dove stiamo andando è necessario sapere da dove proveniamo”: lamento la mancanza di libri sulla storia del nostro associazionismo, che permettano una rapida assimilazione del passato per programmare il futuro.

I Liberi Comuni, dotati di una struttura centralizzata e con una distribuzione soci piuttosto concentrata nel territorio nazionale, possono essere i primi a effettuare degli esperimenti di riunione, con l’adesione anche degli italiani rimasti. L’integrazione si estenderà poi anche agli esuli d’oltremare, con beneficio immediato a livello conoscitivo.»

Toni Concina presidente Adim-Lcze (Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio)

Condividi:

Related posts